Nella Planargia, a Flussio, Montresta e
Tinnura, e nella Barbagia di Ollolai e Olzai, secondo la tradizione più antica, si utilizza
ancora lasfodelo, la pianta sarda più caratteristica, elastica e tenace. Essiccato e tagliato a strisce,
lasfodelo è di colore chiaro, ma diventa più bruno sul retro, fatto questo che
permette alle abili mani delle artigiane di ricavare effetti di decorazione con motivi geometrici
alternando semplicemente le due tinte naturali. Nella Romangia, a Sennori e Sorso e
nellAnglona, a Castelsardo e Tergu, predomina luso della palma nana che cresce a ridosso
delle dune di sabbia e della rafia.
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Il cestino di Castelsardo che è
forse il più noto di quelli prodotti in Sardegna è anche quello che risente
maggiormente di una certa deviazione dai motivi tradizionali, sia per influenze esterne, sia per la
difficoltà crescente di reperire la materia prima. E proprio questa difficoltà, insieme
ai tempi di lavorazione, particolarmente lunghi, e alla scarsa redditività di questa
attività che deve fare i conti con un mercato che propone sempre più imitazioni e
prodotti non realizzati a mano, stanno facendo si che larte di intrecciare cestini stia pian
piano scomparendo insieme alle vecchie artigiane.
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Dobbiamo infine ricordare il cesto in
vimini, dotato in genere di manico, confezionato da contadini e pastori e ricavato dal salice,
dallolivastro e dalla canna che presenta forme diverse in funzione delluso nelle varie
località dove ancora si produce: nel sassarese, nella bassa Gallura, a Bosa, nella valle del
Tirso e nel Campidano.
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