La liberazione dalla peste e il voto che ne è conseguito si sono "innestati" in queste celebrazioni del mondo agricolo fino a diventare, insieme, un evento di fede e di costume. All'inizio la Sagra era solo una piccola processione che accompagnava il simulacro del Santo a Nora: vi partecipavano confratelli e consorelle della Arciconfraternita del Gonfalone, una piccola scorta di miliziani, l' AlterNos, rappresentante del sindaco di Cagliari, il Decano del Capitolo Metropolitano, delegato dell'Arcivescovo di Cagliari.
  Immagini della sagra di Sant'Efisio
Immagini della sagra di Sant'Efisio   Quindi, pian piano, la processione si è arricchita di altri elementi. Dapprima le "traccas", carri a buoi che servivano per il trasporto e la vita della famiglia contadina, una sorta di primitivo "camper" o "roulotte" con il quale, soprattutto dal Campidano di Cagliari, si partecipava ai quattro giorni della processione.
Poi si aggiunsero i "cavalieri campidanesi", i gruppi in costume provenienti da tutte le zone della Sardegna, lo squadrone di miliziani assicurato dai vecchi rioni cittadini (soprattutto Villanova).
Oggi il 1° maggio, a Cagliari, sfilano 5.000 persone. Aprono una trentina di "traccas", carri ancora "a ruota piena", trainati da buoi, splendidamente addobbati con i prodotti dei campi, gli utensili della casa, i prodotti tipici della gastronomia sarda.
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