E nell'ambito degli STRUMENTI
MUSICALI una posizione di privilegio meritano le launeddas, il più tipico congegno sonoro
isolano che ha un parente prossimo forse solo nell'argul egiziano.
Suo predecessore sono le benas, un flauto di canna palustre formato da una trumbitta che si
incastra in un tubo risuonatore con tre fori.
Di tre canne palustri sono
costituite le launeddas: la più lunga è detta tumbu, alla quale è legata con dello spago sa
mancosa manna; quindi la mancosedda o destrina, che sviluppa la melodia.
Ci vogliono lunghi anni di studio e di applicazione per impossessarsi della difficile tecnica
necessaria per suonare, con l'emissione continua di fiato, questo strumento.
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Suonatori di launeddas |
Luigi Lai di San Vito |
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Remote le sue origini come attesta
il cosiddetto bronzetto itifallico, risalente all'ottavo secolo avanti Cristo, scoperto nelle
campagne di Ittiri che raffigura un suonatore di launeddas.
La tradizione di questo strumento, preservata da indiscussi virtuosi contemporanei come Luigi
Lai di San Vito o Aurelio Porcu di Villaputzu, è garantita anche da alcune associazioni culturali
e scuole a Quartu e nel Sarrabus, frequentate da giovani allievi.
In questi anni si è registrato attorno
alle launeddas un nuovo interesse che ha permesso di impiegarle anche in contesti non
tradizionali, come il jazz ed il rock.
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In passato
le launeddas erano ampiamente usate per accompagnare i balli nelle piazze; furono
poi sostituite dall'organetto inventato del viennese Damian nel 1829, introdotto in Italia da
Paolo Soprani nel 1863 e perfettamente integratosi nel contesto musicale isolano.
Nell'isola uno dei suoi massimi cultori è oggi Totore Chessa di Irgoli.
Nel panorama degli strumenti sardi vanno ricordati anche la serraggia, costituita da un tubo di
canna e da una vescica di maiale rigonfia ed essiccata, con una corda tesa che viene sfregata
con un archetto di lentischio; su pipiolu, cioè lo zufolo in canna palustre del pastore; tra le
percussioni i tamburi (tumbarinu) di Aidomaggiore e di Gavoi.
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Totore Chessa di Irgoli |
Una esauriente immersione negli
strumenti sardi può essere effettuata a Tadasuni, un piccolissimo comune dell'oristanese, dove
don Giovanni Dore ha realizzato uno straordinario ed unico museo.
Alcuni di questi strumenti (specie
le launeddas) come molti degli stilemi della tradizione musicale sarda vengono oggi impiegati
in nuovi contesti sonori; è in corso, anche sulla scia del crescente interesse per le musiche
etniche, una valorizzazione in chiave moderna di questo patrimonio, anche attraverso
interessanti contaminazioni con stili e strumenti non tradizionali.
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