Su tunchiu (si tratta
di uno strumento il cui suono fà imbizzarrire i cavalli) |
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Adattabili alle più diverse
occasioni e vari anche nelle modalità di esecuzione sono i muttos dell'area logudorese -
barbaricina e muttettus, tipici del Campidano, che sono forse i canti più diffusi: hanno
generalmente un contenuto amoroso o satirico.
Sono ampiamente utilizzati anche nel tarantismo sardo che si manifesta nei riti dell'argia, per
far guarire la persona morsa da un ragno.
Tipici di alcune specifiche aree
geografiche sono le gobbule, canti sassaresi di questua del periodo natalizio; le canzoni a
curba, canti satirici del Campidano; le corsicane caratteristiche della Gallura ed ampiamente
diffusi anche nel Logudoro.
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Hanno un
tono nostalgico, di contenuto amoroso e sono cosi chiamate perché ritenute originarie
della Corsica.
E tracce di influenza catalana si trovano invece ad Alghero dove sono presenti le cobles.
Nell'ambito della POLIVOCALITÀ non vanno dimenticati i molti brani resi celebri da gruppi
corali.
Da "Adios Nugoro amada" del canonico Antonio Giuseppe Solinas,
che divenne l'inno dei sardi costretti a lasciare la loro
terra; a "Nanneddu meu" di Pappino Mereu; dalla delicata canzone d'amore "No potho reposare"
di Salvatore Sini e musicata da M. Rachel nel 1921; alla melanconica e popolare "In su monte
e Gonare"; per finire con "Deus ti salvet Maria", l'Ave Maria, forse la canzone in lingua sarda
più conosciuta fuori dell'isola.
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Peppe Cuga |
Maria Carta |
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Alcuni di questi brani sono stati
fatti conoscere nel mondo da Maria Carta, forse la più rappresentativa cantante della tradizione
sarda, nata a Siligo, in provincia di Sassari, e morta a Roma poco più di due anni fa.
Molti di questi brani, come gli stili della musica sarda vengono oggi rivisitati in una chiave di
moderna e rispettosa contaminazione, con l'impiego anche di strumenti tradizionali accanto a
quelli elettrici e non proprio del patrimonio sardo.
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