A. La Marmora - Voyage in Sardaigne. Paris - Turin 1840 A. La Marmora - Voyage in Sardaigne. Paris - Turin 1840 A. La Marmora - Voyage in Sardaigne. Paris - Turin 1840
Donna in costume   Non sempre la distinzione è facile. Ad esempio, è sbagliato ritenere che la vedova vestisse sempre di nero. In qualche paese, infatti, la donna che perdeva il marito indossava un busto di broccato verde e oro. La differenza poi tra donne povere e donne ricche, un tempo si notava facilmente perché le signore di ceto abbiente vestivano con abiti di colore rosso scuro, mentre le donne più povere dovevano accontentarsi di vesti di orbace grigio non tinto.
La differente condizione sociale era rimarcata anche dalla qualità dei bottoni che ornavano il gilet: d'oro se appartenevano a persona facoltosa, d'argento se si trattava di persona del ceto medio e di metallo non prezioso se il giubbetto era indossato da persona di umile condizione sociale.
In alcune zone dell'isola le donne portavano alle dita fino a sette anelli, ma quelle più povere non potevano indossarne più di tre.
Le donne ricche, inoltre, potevano fregiarsi di un rosario tutto d'oro e con i grani fatti di rubini. Altre differenze importanti riguardavano il diverso uso cui erano destinati i costumi: alcuni erano abiti da lavoro e perciò dovevano essere molto pratici, facili da indossare e dotati di grandi tasche; altri venivano utilizzati in circostanze più importanti ed allora erano più eleganti, tagliati in maniera da valorizzare le forme del corpo e dare risalto alla bellezza del viso.
Le donne, a volte,complicavano le cose perché arrivavano a mettere in testa anche cinque fazzoletti di colore diverso e ad indossare sette gonne: una sull'altra.
Agli uomini, invece, bastava poco per trasformare l'abito da lavoro in abito della festa.
  Foto 
di Chiara Samugheo dal libro 'Costumi di SardegnÀ ed. L'Unione Sarda
Foto 
di Chiara Samugheo dal libro 'Costumi di SardegnÀ ed. L'Unione Sarda   Era sufficiente aggiungere un bordo di velluto sul colletto ed un ornamento al berretto ed ai calzari per assumere un aspetto più elegante.
Per le donne, come si è detto, il discorso era più complesso, perché bisognava fare i conti con una certa civetteria che, anche in tempi molto lontani, sembrava caratterizzare il comportamento delle donne sarde. C'è, ad esempio, un piccolo capo di vestiario femminile che ha una storia un pò "pettegola".
Una storia che, centocinquant'anni fa, scatenò una vera e propria guerra tra popolani, parroci ed autorevoli personaggi dell'epoca. Il capo in questione si chiama "parapettu" e, come è facile intuire, si tratta di un velo che serve a nascondere le nudità del seno.

Pagina Precedente Pagine: [ 1 | 2 | 3 | 4 | 5 | 6 | 7 ] Pagina Successiva
Segnala questo sito ad un amico

L'Isola di Sardegna
© Copyright 1997/2003, Micro srl - Tutti i diritti riservati.
Home Page Sommario Credits E-Mail