C'era una volta ..., inizia così il
racconto di ogni favola, di ogni storia, che più che nascere da fatti realmente accaduti, trae
spunto da racconti di epiche gesta, che pur non sostenuti da documenti o da rigorose
testimonianze storiche tali da renderli credibili, vengono alimentati dalla fantasia della gente
e tramandati di bocca in bocca, diventando, nell'immaginario comune, leggenda. Così,
a mezza strada tra il sacro ed il profano, nascono le sagre, quali autentiche feste di popolo,
che vuole credere e ricordare i protagonisti di quelle gesta, attribuendo loro capacità sovrannaturali
e magari, investiture divine mai avvenute.
Anche in Sardegna vi sono tante di queste rievocazioni. Una però, è particolarmente amata dai
Sardi.
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Siamo a Sedilo, un villaggio di
3000 anime della provincia di Oristano, nella Sardegna centro orientale. Sorge a 288 metri di
altitudine, sull'ultimo lembo del vasto altopiano che va dalle pendici del Marghine al fiume
Tirso. A nord del paese è ancora visibile un bastione megalitico chiamato "Nurake". Con molta
probabilità qui, esisteva un vero e proprio villaggio nuragico, databile intorno al
3500 a.C. Nel paese l'attività prevalente, ancora oggi, è la pastorizia.
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Sedilo è facilmente
raggiungibile, in macchina, percorrendo la diramazione Abbasanta - Nuoro della
superstrada 131; a pochi chilometri da Abbasanta c'è l'uscita per Sedilo.
In questo paese si svolge non la più importante, ma certamente la più amata sagra dell'isola:
L' Ardia di San Costantino.
Il nome Ardia deriva dal verbo del dialetto logudorese "bardiare"
(fare la guardia, proteggere, vegliare in armi, girare intorno per fare la guardia).
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Tra il 5 e il 7 luglio di ogni anno
un centinaio di cavalieri tra i più abili, spericolati e coraggiosi del villaggio partecipano a
questa corsa selvaggia, sfrenata. Non lo fanno per denaro o per vincere dei premi, ma per
devozione verso un Santo - guerriero che santo non è..., ma è eletto però a quel "rango" dalla
gente, conquistata dalle sue gesta di uomo e guerriero coraggioso, pronto a battersi per i diritti
dei più deboli. Lo chiamano Santu Antine (San Costantino).
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